Son materia, son cenere
composta d’elementi
vili, son come foglia
con cui giocano i venti.Qual nave che nel pelago
non ha nocchiero, o quale
augel che via per l’aria
batte smarrito l’ale,
io non son stretto a vincoli
né a luogo alcun mi legomi struggon delle vergini
le grazie ed il candore
se non posso con l’opera
le stupro almen col cuore.Il gioco accuso in seguito;
ah i casi non son radi
in cui m’avvien di perdere
anche le vesti ai dadi!
Ma se pel freddo ho i brividi,
nell’imo petto ho ardori,
è allora che mi sgorgano
dal cor gl’inni migliori.È mio saldo propostito
morir dal taverniere:
chi quivi muore ha prossimo
alle labbra il bicchiere,
e ode i cori degli angeli
che pregano: – Sigore
deh accogli nell’Empireo
questo buon bevitore!Cerco il piacer fra gli uomini
e non oltre le stelle,
non curo affatto l’anima
ma curo assai la pelle.È cosa assai difficile
superar la natura
e dinanzi a una vergine
serbar la mente pura.Ahimè, non può chi è giovane
domar la tentazione
e trascurar dei fervidi
sensi l’acuto sprone.
Vedi anche:
- I canti dei Goliardi o Studenti vaganti del Medioevo, Mondadori, Milano 1928.
- Corrado Corradino, La confessione di Golia
- Carmina Burana