Ritorniamo a parlare di storia con un estratto dall’opera Defensor Pacis di Marsilio da Padova (metà del XIV secolo). Questo breve testo che vado a proporre è talmente attuale da risultare spaventoso, se si pensa che questo tema è ancora assai discusso a distanza di più di 700 anni:
Ci si chiede se convenga che tutti gli uomini che vivono in uno stato civile e sparsi su tutta la superficie del globo terrestre si diano un capo supremo unico o se, al contrario, non sia da preferire che nelle diverse contrade, separate dalle frontiere geografiche, linguistiche o morali, ciascuna delle comunità particolari si dia il governo che meglio le conviene. Sembra veramente che questa seconda soluzione si imponga e che si debba vedere in essa l’influenza di una causa celeste che tende a limitare la propagazione illimitata dela specie umana. Si può infatti considerare che la natura abbia inteso di moderare questa propagazione suscitando guerre o epidemie e disseminando ogni sorta di difficoltà sotto i passi degli uomini.
Parole molto coscienti, per il periodo storico ove sono vergate; parole che sono scevre da ogni legame temporale e divino: anche laddove l’aggettivo celeste viene utilizzato, l’accezione che il testo sembra conferirgli è quella di semplice riflessione, come quando non si riesce a dare una spiegazione al fenomeno e lo si confonde, infine, con uno spirito che governa il tempo e le cose, non Dio, ma il Cosmo.
Marsilio da Padova, è facile intuirlo, non ebbe vita facile con la Chiesa del suo tempo, che, infine, lo bollò figlio del demonio e prese contro la di lui persona misure facilmente prevedibili – scomunica nel 1327 come duos perditionis filios et maledictionis alumnos insieme al co-autore del Defensor Jean de Jandun.
Vedi anche:
- Opere di e su Marsilio – informazioni aggiornate su Wikipedia Italia
- J. le Goff, Gli intellettuali nel medioevo, ISBN 978-88-04-57731-7, pagg. 125 – 130
- Il difensore della pace – edizione in volgare fiorentino a cura della Fondazione Luigi Einaudi