1496 Appunti di storia (vivente)

Decalogo

D

Dette anche le dieci massime che ho imparato nel mio (quasi ventennale) hobby di ricostruzione storica – e che mi avrebbe fatto molto bene conoscere sin dall’inizio.

Queste massime sono quelle alle quali mi attengo oggi, forte dell’esperienza di molti anni. Spero che possano esserti utile. In rispetto della massima numero 9, ti invito a dirmi cosa ne pensi, qui o dal vivo a qualche evento.

Le massime nello specifico sono:

  1. “Storicamente accurato” è un’espressione utopica: evitala come la peste.
  2. L’effetto parallasse si può solo minimizzare, ma non eliminare.
  3. La ricostruzione ha senso solo se espressa in termini scientifici: ipotesi, tesi, esperimento, conclusione.
  4. Le fonti iconografiche non sono fotografie – e anche le fotografie mentono.
  5. No, non è coinvolgente.
  6. Non giudicare il lavoro d’altri senza conoscerne le tesi.
  7. Non copiare il lavoro d’altri senza conoscerne le tesi.
  8. Ricostruzione e Rievocazione sono due concetti ben distinti.
  9. Il confronto e il dialogo evitano che le idee vadano a male.
  10. Porta rispetto. Il passato è una somma di sforzi e sofferenze che noi oggi non conosciamo.

Immagino che, lette per la prima volta, possano sembrare bizzare, e alcune incomprensibili. Anche a me ogni tanto lo sembrano. Ma penso sia meglio rischiare e metterle là fuori, piuttosto che tenerle qui dentro. Se ti hanno aiutato a cominciare un percorso nella storia, fammelo sapere!

1. “Storicamente accurato” è un’espressione utopica: evitala come la peste.

Questa frase, usata come il prezzemolo per giustificare una scelta stilistica piuttosto che un’altra, è pura utopia e autogratificazione. Tieni tra le mani la più bella riproduzione di una ceramica, ma è stata cotta in un forno moderno. Hai cucito a mano della lana che hai tosato tu stesso, tinto, filato, tessuto e finalmente indossi un abito che è la più perfetta riproduzione di un reperto museale. Complimenti, la pecora è il risultato di una selezione genetica che ha generato una razza inesistente nel periodo che rievochi. E, ad ogni modo, nessuno a quel tempo si sarebbe preso carico di tutte queste operazioni insieme. lnoltre, nessuno ti ha spiegato come fare, l’hai imparato dai libri – cosa che non sarebbe accaduta in una bottega.

Comunque la guardi, storicamente accurato è una approssimazione piuttosto forte. Fino a che non la associ ad un grande numero di condizioni al contorno.

Lo studio della storia non porta quasi mai a risposte certe, ma anzi a più domande e quesiti di quanti si avevano prima di cominciare. Per il medesimo principio, storicamente accurato è assurdamente irraggiungibile.

2. L’effetto parallasse si può solo minimizzare, ma non eliminare.

Ne ho parlato molte volte in molte altre pagine su questo sito. Con effetto parallasse si intende normalmente quel fenomeno per cui un oggetto sembra spostarsi di posizione in funzione al punto di vista dell’osservatore.

Nel nostro àmbito si applica la parallasse all’interpretazione dei fatti e delle cose: ciò che è detto e ciò che è sottinteso si comprendono solo se il contesto dell’ascoltatore è il medesimo di colui che ha iniziato la comunicazione. Noi uomini del XXI secolo viviamo in un contesto talmente diverso da quello dei nostri antenati le cui vicende e vite proviamo a ricostruire che la nostra interpretazione dei fatti risulta distorta. La nostra interpretazione di ciò che è stato comunicato, e sopravvissuto, è offuscata dai nostri preconcetti moderni.

Per cui è possibile in qualche misura mitigare il problema della comprensione drogata da preconcetti, ma non eliminare del tutto. Per la dimostrazione di questo punto mi affido alla logica: posso dimostrare l’esistenza di qualcosa tramite le prove, ma non dimostrarne l’assenza. Ciò che viene lasciato alla comunicazione inespressa, al “senso comune”, a ciò che è noto e non ha bisogno di essere reiterato in immagini e scritti, questo non lo posso che immaginare, non provare. Senza possibilità di provarlo, la mia immaginazione drogata dal “senso comune” moderno è tutto ciò che rimane.

3. La ricostruzione ha senso solo se espressa in termini scientifici: ipotesi, tesi, esperimento, conclusione.

Esiste un sistema di sopravvivenza nel genere umano che si basa sulla tradizione orale. Questo sistema è soggetto a tutti i problemi della tradizione orale, primo tra tutti l’errore di trascrizione.

Parlare di ricostruzione implica – a mio personalissimo parere – basare i propri sforzi nei fondamenti del metodo scientifico. Tutto il resto, per quanto estremamente preciso, accurato, curato, ben speso, è rievocazione, poiché evoca l’idea di cose passate, senza realmente ripercorrere i necessari, dimostrabili, documentabili, passi.

4. Le fonti iconografiche non sono fotografie – e anche le fotografie mentono.

La cosa più errata che si possa fare è credere ad una immagine senza questionarla. La fotografia, questa magnifica invenzione umana, è comprovatamente ingannevole. Le fonti iconografiche, che non sono fotografie e rappresentano la maggiorparte delle basi di studio per i secoli passati, sono pure soggette al gusto artistico.

Trovo che molto spesso chi si approccia alla ricostruzione, e alla rievocazione, si basi troppo spesso sulla prova ritrita che qualcosa è rappresentato in iconografia. Tantissimo di ciò che esiste non è mai stato raffigurato, e tantissimo di quanto è stato raffigurato non è mai esistito.

Una nota a margine: ciò che si vede rappresentato in una immagine è sempre l’esterno bidimensionale di qualcosa. La fotografia di un uomo con l’impermeabile mostrerà il tessuto esterno, e di quello solo un lato. La costruzione interna dell’abito sarà ignota.

5. No, non è coinvolgente.

Questo è di tutti il punto più dolente.

Quanto più si è nuovi al mondo della rievocazione e della ricostruzione, tanto più ogni cosa è entusiasmante, e coinvolgente. Ma il diavolo sta nei dettagli: dettagli che non interessano ad un pubblico più o meno erudito, dettagli che da soli sembrano microscopici avanzamenti. Dettagli che, purtroppo, potrebbero non interessare nemmeno ai tuoi compagni di avventura.

Se veramente vuoi approcciarti a questo mondo, inizia col lasciare indietro le aspettative. ciò che ti è costato tanta fatica potrebbe non portarti alcun tipo di impressione nei tuoi pari e colleghi, e va bene così. Certe cose non sono entusiasmanti e non serve creare entusiasmo sintetico nei loro confronti.

L’insieme di tante cose non entusiasmanti, quello sì che crea una magia irripetibile.

6. Non giudicare il lavoro d’altri senza conoscerne le tesi.

Un errore che per qualche arcano motivo si continua a compiere in questo hobby è il giudicare il lavoro d’altri.

Intrinsecamente, essendo esistita una misura di realtà passata, è facile provare a estrapolare una misura di bontà del lavoro svolto. Questo è di base errato: forse quel pezzo che stiamo giudicando è straordinario per il lavoro di ricerca ma terribile per l’esecuzione.

7. Non copiare il lavoro d’altri senza conoscerne le tesi.

Per il medesimo principio che regola il punto 6, è pericoloso copiare qualcosa senza averlo compreso fino in fondo. Esistono alcune monete rare il cui valore è definito da un errore di stampa (pensate alle caravelle delle 500 lire d’argento e le loro bandiere). Senza conoscere questo dettaglio e il suo contesto, una copia potrebbe correggere oppure re-iterare l’errore, risultando in due, ben distinti, esiti.

8. Ricostruzione e Rievocazione sono due concetti ben distinti.

Sono anni che mi scervello, e non sono il solo, a tentare di dare una definizione di Ricostruzione e una di Rievocazione. Senza voler scendere qui nei dettagli, e ripromettendomi di approfondire questo punto, che forse è il più debole, credo che le due cose possano coesistere, senza perdere di valore. Un alto valore ricostruttivo da solo sarà poco stimolante, mentre un alto valore rievocativo generalmente sarà molto stimolante.

Credo sia importante trovare (e accettare) una situazione equilibrata tra le due.

9. Il confronto e il dialogo evitano che le idee vadano a male.

Questo principio mi è stato tramandato da Seán Ryan, flautista irlandese (da non confondersi con l’omonimo fiddler morto negli anni ’80).

Perseguire una idea senza confrontarla col mondo, senza esporla al pericolo di contaminazione, rende l’idea progressivamente più malsana e deteriorata.

Questo principio si applica un po’ ovunque nella vita comune. Nello specifico, nell’hobby, è una esortazione a mettere sul tavolo le idee più radicali e pericolose, quelle che pensi saranno rigettate di base dal resto della comunità, per il bene delle idee stesse. Abbi un po’ di fede, se lo hai pensato avrai avuto un motivo.

10. Porta rispetto. Il passato è una somma di sforzi e sofferenza che noi oggi non conosciamo.

In ogni caso, sempre e comunque, ricorda che il passato che vai a ricercare è la storia che ti ha portato ad essere ciò che sei oggi. Per tautologia.

Non rendere mai banale il passato, non fare assunzioni, non semplificare, manipolare, cancellare. Credo sia la cosa più difficile da fare, ma anche quella che porta più soddisfazione alla fine della giornata.

Troppi secoli, e troppi interessi con secondi fini hanno già martoriato la storia dell’umanità. Nel nostro piccolo, cerchiamo di renderle giustizia.

Riguardo l'autore

Gabriele Omodeo Vanone

Software Engineer prestato alla ricostruzione e alla ricerca storica. Appassionato di XV secolo milanese, fondatore di 1496, membro della Compagnia d'arme del Carro di Solza

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1496 è un taccuino di appunti sulla storia e sulle potenzialità della ricostruzione storica e sul XV secolo italiano.
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