Nella prima metà del Trecento, l’Italia è terrorizzata dalle compagnie di ventura tedesche che vagano prepotenti per il territorio. La descrizione della taglia pagata a fra’ Moriale fatta da Lorenzo Taglieschi ci permette di distinguere due unità di misura comuni nel Trecento: le staia e i barili.
Et alla taglia di fra’ Moriale concorsero tutti i castelli e terre del contado perciò che apparisce in uno spartimento fatto del mese di marzo dell’anno 1354, che ad Anghiari toccò 400 staia di grano, 60 capi di bestie e cento barili di vino e 200 staia di biade, le quali robe furono astretti gl’Anghiaresi mandarle ad Arezzo tutte in un giorno solo.
Lorenzo Taglieshi – Delle Memorie Historiche et Annali della Terra d’Anghiari, XVI secolo
Lo storico del XVI secolo ci parla di staie e di barili come di unità di misura che sono comprensibili, e d’altronde sappiamo che la staia è un’unità ancora citata nel XIX secolo. Nella pagina Misurare a Milano avevo avanzato l’ipotesi che la stara fosse un’altra interpretazione della staia, ma qui barili e staie vengono usate distintamente per indicare misure liquide e di secchi, rispettivamente.
Non è chiaro se il barile qui venga inteso come unità formale, o pura descrizione della quantità di barili trasportati – irrispettivamente della quantità in essi contenuta.