1496 Appunti di storia (vivente)

La prostituzione a Milano nel XV secolo

L

Uno sguardo, basato sui documenti sopravvissuti al tempo, nelle vicende della prostituzione a Milano e nel Ducato.

Lo stato di Milano, fu quello che più di ogni altro insisté, anche se con esiti sempre alquanto incerti, per tutto il Quattrocento e ne primi decenni del Cinquecento sulla necessità di regolamentare la prostituzione e nello specifico di limitarne l’esercizio in postriboli.1

Così sia in Milano che in Pavia, nello stesso periodo (la metà del XIV secolo), sotto Gian Galeazzo Visconti, troviamo i primi ordinamenti per la costruzione e la regolamentazione del postribolo pubblico.

Gian Galeazzo, già noto col titolo di Conte di Virtù, è un personaggio controverso dal punto di vista dell’esercizio della moralità, anche per gli standard del suo secolo. Spesso si legge del suo titolo in maniera denigratoria.

Il suo successore, Giovanni Maria Visconti, rimase in carica brevemente, eppure le sue vicende si legano bene alla presente ricerca. Alla di lui morte violenta sul sagrato di San Gottardo in Corte a Milano, si tramanda che gli unici onori lui riservati furono le cure di una meretrice, impietosita dal crudo spettacolo.

Il Castelletto del Pasquirolo

Il Castelletto del Pasquirolo2 pare esser il più antico postribolo (o insieme di postriboli?) municipalizzato della città di Milano, con buona probabilità non l’unico. Doveva trovarsi sotto quella che ora è piazza Beccaria o nelle sue vicinanze, sebbene alcune fonti lo pongano nelle vicinanze di una chiesa di S. Giacomo ad Raude che non sono riuscito ad individuare.

La sua costituzione doveva essere simile a quella di molti bordelli medievali: delle mura chiudevano la struttura e la isolavano dal quartiere, garantendo protezione alle donne che vi risiedono. Poche le entrate, probabilmente una sola, guardata a vista da due bruti stipendiati secondo alcuni documenti. Chi lavora nel Castelletto vive in clausura (clauxura casteletii, si riesce a leggere) e non può uscire liberamente se non nei giorni di riposo, ovvero il sabato, o in altri momenti particolari, e con delle restrizioni di cui si avrà modo di parlare. Parimenti non si lavora di notte.

Signorine e badesse

Signorine o badesse sono dette le anziane che gestiscono i postriboli pubblici in Milano, mentre un ufficiale, scelto dal consiglio dei Dodici di Provvisione, sarà pagato 2 soldi dalle meretrici per gestire l’apertura e la chiusura del Castelletto ed avrà autorizzazione a portare armi. Due Signorine famose sono nel 1412 Isabella de Luz e nel 1435 Guglielmetta de Orliens.

La regolamentazione

Nell’ottica di rendere pubblica l’attività della meretrice, in Milano troviamo una ben definita regolamentazione in proposito. La si proporrà per punti:

  • non è possibile costringere alla prostituzione una donna non consenziente, pena la morte, né è possibile trarre utili da postriboli privati, sotto pena di 50 lire in terzuoli. Parimenti, non è possibile affittare case a meretrici fuori dal postribolo, pena il pignoramento della casa (e probabilmente altre multe)
  • le meretrici non potranno andare alla sezia (luogo di bordelli e osterie) senza un cappuccio in testa e non potranno portare il coazzone in alcun modo, pena multa di 100 soldi
  • le meretrici dovranno portare un mantelletto di fustagno bianco lungo un braccio (59,5 cm, vedi Quelle unità di misura…) nell’andare per la città ed i sobborghi. Del mantelletto propriamente si dice che sia confectam ex bombice albo, adeo latam et patentem ut humeros et pectus cooperiat, et omnibus pateat, almeno nel 1414. Più tardi, nel 1434 si specificherà più chiaramente che detto mantello, da indossarsi nelle uscite del sabato, dovrà essere bianco, coi bottoni al collo e che coprisse integralmente le spalle, il seno e la schiena, sotto pena di 25 fiorini, fustigazione e catene per un giorno (medesima pena per chi fosse stata trovata fuori dal postribolo in un giorno diverso dal sabato).
  • il Podestà e i suoi uomini non possono entrare nel postribolo nelle ore di chiusura, salvo per motivi ufficiali dietro autorizzazione speciale. (Una norma che, per altro, si riscontra anche altrove in Europa)

Numerose lettere di rimprovero ci fanno sapere anche che queste disposizioni furono spesse volte infrante – e, così facendo, si arriverà a degli eccessi di pena di cui si avrà meglio modo di parlare in Pavia. In particolare, moltissime sono le grida che intimano la cessazione di ogni attività privata di prostituzione, da riconvertirsi al più presto nel bordello pubblico – ad esempio nel 1494, nel 1501, nel 1509, nel 1510.


  1. Romano Canossa, Isabella Colonnello, Storia della prostituzione in Italia: dal ‘400 alla fine del ‘700, ed. Sapere 2000, Roma, 1989 

  2. Circa la denominazione “Pasquirolo”, le fonti che ho utilizzato sono vaghe. Forse questa è una storpiatura del cognome de Pasqualibus o Pasquali, antichi proprietari del terreno del Castelletto. 

Riguardo l'autore

Gabriele Omodeo Vanone

Software Engineer prestato alla ricostruzione e alla ricerca storica. Appassionato di XV secolo milanese, fondatore di 1496, membro della Compagnia d'arme del Carro di Solza

Commenta

1496 Appunti di storia (vivente)
1496 è un taccuino di appunti sulla storia e sulle potenzialità della ricostruzione storica e sul XV secolo italiano.
Hai già visitato il nostro Archivio?

Argomenti